Nel dir di sogni.
Cadi, nel dir di sogni,
sui prati annodati a riva di dov'è!
Lì per lì ti fungi e frughi in un altra vita,
inciampi nell'immaginario di parole,
il danno d'un allietare,
oltre, spiaccichi suoli,
imbrachi sull'inizio silenzio,
altre macchie di scenografia,
col palmo dell'anima.
T'accingi zoppo ad incidere i graffi
e spalanchi terreno all'intreccio sottile ricordo,
nel fluire di dov'è l'ombra del cerchio,
nel bel mezzo d'arco di cuore
e allacci il fiato, il lasciato sulle righe.
S'innalza l'esercito di domande
col sipario emotivo,
si appresta improvvisando
e presenta i suoi schermi di tele sui cortometraggi,
erranti scene di bugie e l'annuncio sepolto di umore.
Srotola e vola nei copioni d'inchiostro,
nei tuffi sui visi di cere,
i coli malanni d'inconsci,
gli incroci finti col trucco di occhi baffuti
e la maschera che pende di bastarda ragione.
Dichiara la solitudine,
si strema e non dà tregua
e se manca qualcosa,
avanza e passa da re,
alla maschera col sorriso,
che muore nel dir grazie dov'è nostalgia,
sorride e muore e poi va via.