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13 gennaio 2015 2 13 /01 /gennaio /2015 09:52
Cresci pur ramo di vita Dolente seme, tu or che sbocci dal soffrire su i muri e di piogge, purifica i colpi sanguinosi, delle arrampicati anime di ferite, di crepe nere, sotto le tue terre oppresse e violenti, vene e buio ramato e tu cresci il debole perduto , scaltro e sotto il peccato del sepolto paradiso, chi giace ed è morto come dio non può aver un viso. Chi indemonia la vita e crede di lodare, se ne freghi anche chi paluda il marcio del suo cuore, ne rapisca il manto, che è cieco ed invaso nell'incudine peccaminosa, calata nella viscida e melmosa furia, sia seme di muschio e poi pietà, ossia pur purificato, ma or prima sgozzato, da agonizzante scalpellato per poi l'anima ingerita, nella schizza di mostruoso abisso. Falle alle tue terre mio ramo crea e cresi il petalo rinnovato e cresciuto divinamente adulatore di farfalle dal cuor di vita vera, libero di cielo, che annulli convinzioni di preghiera e viva col fior petalo di vita in amor tutta intera, per quanto tu cresca piccolo ramo, per capire l'esca è l'uomo. Coltivato da un seme e cresciuto ne da rami e ne come un fiore, ma ruspato adescato e adeguato d'odio e poi cresciuto dalle vecchie di avvelenate terre su salme, mutilate di vita, come le tue tarle morte, inginocchio, ancor pietose tra marcio, nel tronco di vita vedevano il vuoto, or d'anima cieche e ancor pietose.

Cresci pur ramo di vita Dolente seme, tu or che sbocci dal soffrire su i muri e di piogge, purifica i colpi sanguinosi, delle arrampicati anime di ferite, di crepe nere, sotto le tue terre oppresse e violenti, vene e buio ramato e tu cresci il debole perduto , scaltro e sotto il peccato del sepolto paradiso, chi giace ed è morto come dio non può aver un viso. Chi indemonia la vita e crede di lodare, se ne freghi anche chi paluda il marcio del suo cuore, ne rapisca il manto, che è cieco ed invaso nell'incudine peccaminosa, calata nella viscida e melmosa furia, sia seme di muschio e poi pietà, ossia pur purificato, ma or prima sgozzato, da agonizzante scalpellato per poi l'anima ingerita, nella schizza di mostruoso abisso. Falle alle tue terre mio ramo crea e cresi il petalo rinnovato e cresciuto divinamente adulatore di farfalle dal cuor di vita vera, libero di cielo, che annulli convinzioni di preghiera e viva col fior petalo di vita in amor tutta intera, per quanto tu cresca piccolo ramo, per capire l'esca è l'uomo. Coltivato da un seme e cresciuto ne da rami e ne come un fiore, ma ruspato adescato e adeguato d'odio e poi cresciuto dalle vecchie di avvelenate terre su salme, mutilate di vita, come le tue tarle morte, inginocchio, ancor pietose tra marcio, nel tronco di vita vedevano il vuoto, or d'anima cieche e ancor pietose.

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